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Social Dreaming: l’innovativa tecnica inglese per la clinica e la formazione




Il Social Dreaming è una tecnica di lavoro di gruppo che valorizza il contributo che i sogni possono offrire alla comprensione non tanto del mondo interno dei sognatori, ma della realtà sociale ed istituzionale in cui vivono. Introdotta negli anni ’80 da Gordon Lawrence della Tavistock Institute, ha come caratteristica di

  1. consentire un rapido accesso all'inconscio e al pensiero subliminale del sistema dei partecipanti

  2. essere semplice da apprendere e applicare

  3. portare a scoperte inattese

  4. favorire la capacità di tollerare il non sapere, per poter realmente accedere a pensieri nuoviCome funziona? Dal punto di vista pratico si sviluppa in una serie di incontri di gruppo - fino a 5 – della durata di un’ora e mezza, coordinati da uno o più conduttori. Il setting circolare che i gruppi compongono, non è governato al centro dal conduttore ma lasciato vuoto e libero per ospitare idealmente le immagini e i vissuti, consentendo di far sviluppare e comporre la cosiddetta matrice di Social Dreaming, ovvero, secondo la definizione dello stesso Lawrence, “il luogo da cui nasce qualcosa”. La matrice si apre con l’invito ai partecipanti a rendere disponibile un sogno, a raccontarlo, partendo dal presupposto che non sarà considerato nella sua dimensione personale, come una traccia del vissuto privato del parlante, ma come innesco associativo messo a disposizione del gruppo. Tutto per tirar fuori, attraverso la tecnica delle libere associazioni, fantasmi, fantasie e vissuti conosciuti ma non pensati, che derivano e si connettono alla realtà esperienziale condivisa con gli altri a livello sociale e nelle organizzazioni. L’apporto del Social Dreaming va nella direzione di una analisi delle persone nella loro interezza, del loro tessuto di fantasticherie, percezioni inconsce e socializzazioni inconsapevoli; viene utilizzato in ottica terapeutica su coppie e famiglie secondo modelli sistemico-relazionali. Adottare delle esperienze di Social Dreaming oggi, in contesti culturali in cui i fantasmi ci fanno sentire sui due lati di un ponte, a un margine del quale è la flessibilità e all’altro l’incertezza, in contesti sui quali pesano i coni d’ombra che le tracce del dolore sociale posano sui vissuti sociali e organizzativi, può voler dire dotare la consulenza di strumenti capaci di porre le giuste domande per analizzare anche i versanti non detti e non pensati. Sogni o film? Spesso il Social Dreaming è introdotto attraverso un film: non essendo creato ma solo osservato dal soggetto è più facile da ricordare, raccontare e commentare nel gruppo perché suscita minori resistenze. I film rappresentano una triangolazione opportuna consentendo di appoggiarsi su un oggetto mediatico, culturale e socialmente condiviso, evitando così un’esposizione diretta, drammatica e paralizzante dell’imago personale vissuta. L’immagine riflessa non è infatti identica a quella diretta, ma presenta delle inversioni che la modificano. Il medium cinematografico può fare da filtro e risolvere le angosce e le fantasie inconsce. La scelta del film risulta importante: necessario che si colleghi al tema che si vuole trattare. Edith Mincuzzi – 8 giugno 2015 Resta aggiornato: iscriviti alla nostra newsletter

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