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Le parole relazionali di cui la lingua italiana dovrebbe dotarsi


Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco nel film Io e te, immagine da Wikipedia

Bernardo Bertolucci amava le storie introverse, personaggi che si rinchiudono per esplorarsi; come la sua ultima pellicola del 2012 Io e te, tratta dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti.


Il protagonista adolescente Lorenzo preferisce chiudersi in cantina per giorni - attrezzato con libri e comfort food come se fosse in camping - invece che andare a sciare con i compagni di classe; viene raggiunto per puro caso dalla giovane adulta Olivia e da lì si sviluppa la trama.


Olivia e Lorenzo hanno stesso padre e cognome, ma madri diverse. Nel libro e nel film questa mezza distanza tra loro, al tempo stesso densa di familiarità e estraneità, è decisiva nel cauto avvicinarsi reciproco.


Sorellastra, fratellastro


Un paio di mesi fa avevo dialogato con Marisa Malagoli Togliatti, fiera di aver contribuito con la sua opera intellettuale all’eliminazione dai codici della locuzione figli naturali, che sostituiva lo stigmatizzante figli illegittimi.

E ditemi ora che effetto può fare sentir definire il ruolo di una persona significativa, gravata da quel suffisso dispregiativo.


Ho ricostruito un genogramma di una persona statunitense, e già dalla terza generazione c’erano storie di emigrazione e separazioni, nuove scelte e nuovi partner di vita. Da noi tutto questo è più recente, ma inesorabile. Quanti half-siblings - mezza sorella, mezzo fratello, come li chiamano pragmaticamente in inglese – conosciamo, con il loro carico di affetto, invischiamento, distacco, ambivalenza, insomma con tutto il bagaglio di ciò che nelle famiglie accade?


Sarebbe bello che nascesse la cura di queste parole, che possano valorizzare i rapporti e non sottilmente denigrarli, come se ci fosse un peccato da espiare con un marchio.



P.S.: ho un post-it con altre cinque parole che vorrei ci fossero nella nostra lingua, così come sono presenti in lingue più o meno affini. Ho proposto alla redazione della Treccani un pezzo, giustamente sono cauti e non so se il pezzo vedrà la luce. Però se vi va di scrivermi in privato quali parole vorreste introdurre o cambiare vi leggerei con entusiasmo.

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