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Spot della pesca Esselunga: perché va bene (e perché no)





Lo spot della pesca di cui stiamo parlando tutti (link) mi ha colto di sorpresa mentre preparavo la lezione sui figli in separazione e in mediazione per il nostro master.

Teoria dell’attaccamento, Infant research, psicologia sistemico-relazionale, meta-analisi e studi transculturali, per arrivare poi alla stessa conclusione: non possono esistere automatismi, ogni coppia che passa per la transizione della separazione ha la propria storia e le proprie specificità e a quelle dobbiamo riferirci. Il nostro lavoro non può essere svolto da una AI.


Perché sì: persone con un cuore


Lo spot è confezionato in modo eccellente (recitazione a parte, secondo quanto argomentano gli addetti ai lavori) e svolge esattamente quello che ci si aspetta dalla pubblicità: far parlare di sé, mostrando i propri luoghi, imponendo la propria narrazione. E visto che è arrivata a commentarlo anche la premier Meloni si può dire che abbia svolto alla grande la sua funzione.


Non dimentichiamoci che un video non è la realtà. Sono molto appassionato dell’universo Breaking Bad e affezionato ai protagonisti Walter White/Heisenberg e James McGill/Saul Goodman, ma mi guarderei bene dal comportarmi come loro: apprezzamento non è totale aderenza. Nello spot molte persone hanno apprezzato la dolcezza di una storia d’amore che sembra possa ricominciare dopo vari travagli: perché stigmatizzare un sogno che è soprattutto nell’intimo di chi guarda (e si ferma a questo)?


Perché no: oltre la superficie


Molti psicologi hanno rilevato una serie di insidie quando un comportamento manipolativo simile a quello della bambina dello spot viene agito nella vita reale. Ci siamo presi l’appellativo di soloni da parte dell’ex senatore Simone Pillon, ma pazienza.

Copio e incollo dalla mia slide, che sabato prossimo sarà ampiamente commentata:


  • Tentativi/fantasie di riconciliazione: Modo per superare l’ansia non affrontando la difficile situazione. Gli adulti devono dire ai bambini che la rottura è definitiva, o i figli non saranno in grado di adattarsi alla nuova vita (bambini già collusi con eccessivo controllo degli adulti, es. manipolazione delle relazioni tra gli adulti, un genitore si allea coi figli perché anch’egli rifiuta la separazione).

  • I bambini non devono essere portati a credere di avere il potere di controllare le dinamiche familiari, le separazioni, le nascite dei fratellini o la vita dei genitori: non sviluppano fiducia negli adulti, si sentono responsabili per loro.


Nella mia pratica professionale ho visto diversi bambini che si sentono responsabili dei propri genitori, che diventano strumenti dei loro desideri. Infanzie ferite per cui nel futuro c’è sempre l’inatteso – se resilienti magari potranno avere una marcia in più da quanto successo – ma per cui lo sviluppo di queste fantasie e l’acting rappresentano un insidioso fattore di rischio.


Conclusioni

A voi: commentate


AUTORE: Nicola Boccola (direttore Istituto HFC)


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